Quasi un italiano su due ha comprato un oggetto usato.
Quando il prodotto nuovo è fuori budget ci si rivolge per risparmiare all’usato.
Il mercato dei beni di seconda mano nel 2023 valeva 26 miliardi di valore con un aumento di un miliardo sul 2022.
Nell’arco di un decennio si è registrata una crescita del 44%. È quanto rivela la decima
edizione dell’osservatorio «Second hand economy», si evidenzia come la compravendita di un oggetto di seconda mano sia ormai diventata una abitudine consolidata per 26 milioni di italiani, quasi uno su due, contro i 19 milioni del 2014. Si acquista sia sulle piattaforme che nei tanti negozi fisici specializzati.
Il tutto è stato accentuato da l’inflazione e i rincari del 2023, il trend con un 19% di consumatori che dichiara di essersi avvicinato per la prima volta al l’usato. Un fenomeno trasversale che accomuna i giovani della generazione Z, i millennials e le famiglie con bambini.
Acquistare un oggetto di seconda mano viene considerato un tonico per i conti della famiglia grazie al risparmio medio del 40% rispetto al prezzo del nuovo.
Chi vende lo fa soprattutto per liberarsi di oggetti non utilizzati (77%), per dare una seconda chance ai beni, guadagnare e favorire l’economia circolare.
L’ incasso in un anno è in media circa 850 euro. «L’online ha avuto un ruolo fondamentale in questa evoluzione. Il mercato generato dall’online è cresciuto del 140% in dieci anni.
Un trend destinato a consolidarsi. «Nei prossimi cinque anni il mercato dell’usato crescerà soprattutto grazie all’online.
L’esperienza d’acquisto nei negozi specializzati e mercatini ma sopratutto l’esigenza
è quella di risparmiare, insieme alla scelta di ridurre l’impatto ambientale.
L’usato garantisce di avere un prezzo inferiore un prodotto di qualità e sostenibile di
per sé, perché scegliere l’usato vuol dire allungare la vita del bene e potenzialmente
evitare la produzione del corrispettivo nuovo, con una conseguente riduzione dell’impatto green in termini di emissioni».